Italian cinema Recensione

America Latina: recensione del film dei D’Innocenzo con Elio Germano (No Spoiler)

“America Latina” trama del film: Massimo è un dentista di Latina, felicemente sposato e con due figlie. Un giorno scende in cantina per una faccenda domestica e vi trova una ragazza legata e imbavagliata che chiede aiuto.

C’era una forte attesa all’ultimo Festival di Venezia per il terzo film dei gemelli D’Innocenzo (Damiano e Fabio) dopo l’acclamato esordio La terra dell’abbastanza e il successo di Favolacce a Berlino (Orso d’argento per la migliore sceneggiatura), ai Nastri D’Argento (Miglior film, Miglior produttore, Migliore sceneggiatura, Migliore fotografia, Migliori costumi) ai Globi d’oro (Miglior regista, Miglior sceneggiatura), ai Ciak d’oro ( Miglior produttore, Miglior regia, Migliore sceneggiatura, Migliore attrice non protagonista a Barbara Chichiarelli, Miglior costumi) e il David di Donatello per il miglior montaggio.

America Latina (“il punto d’incontro tra sogno e realtà”) è un thriller psicologico che scava ossessivamente nel cranio rasato di Elio Germano, sin dalle prime inquadrature un moderno Nosferatu che si muove sonnanbolico tra luci ed ombre, ma a differenza del principe delle tenebre lo si vede riflesso in vetri e specchi d’acqua. Un film assolutamente visivo, una partitura funebre che trova nelle musiche minimali e psichedeliche del Verdena (la migliore band italiana di sempre) la colonna sonora ideale.

Un film doppio come due gemelli, costruito su contrapposizioni come l’aria e l’acqua, il caos e il silenzio, il sopra e il sotto (emerso e sommerso), l’amore e la rabbia. Un film molto semplice ma ammorbato da controluce, piani sequenza stranianti, inquadrature ravvicinate, distorte, sghembe, claustrofobiche: niente di nuovo ma gestito con una certa classe, merito anche di collaboratori d’eccezione come Paolo Carnera alle luci e Walter Fasano al montaggio.

Se vi piacciono i noir dell’anima, le discese agli inferi di personaggi modello apparentemente felici e realizzati potreste apprezzare questo film. Attenzione al finale che non da risposte e spiegazioni ma il significato a dire il vero sembra molto chiaro. I fratelli D’Innocenzo hanno già lasciato un segno nel cinema italiano degli ultimi tre anni, nel bene e nel male: vantano molti estimatori ma sono anche tacciati da una nutrita schiera di heaters di essere dei fighetti radical chic e intellettuali fasulli. A noi de Il Sorpasso interessa il risultato sullo schermo: Favolacce ci era piaciuto, pur essendo un surrogato di una certa cinematografia europea tra Haneke e Lanthimos; America Latina è un film decisamente inferiore ma senza particolari ambizioni e con poche pretese (tutto sulle spalle – spesso inquadrate – del bravo Elio Germano) per cui non dovrebbe risultare antipatico.

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“Abbiamo scelto di raccontare questa storia perché, semplicemente, era quella che ci metteva più in crisi. In crisi come esseri umani, come narratori, come spettatori. Una storia che sollevava in noi domande alle quali non avevamo (e non abbiamo nemmeno a film ultimato) risposte che non si contraddicessero l’un l’altra.
Interrogarci su noi stessi è la missione più preziosa che il cinema ci permette e America Latina prende alla lettera questa possibilità, raccontando un uomo costretto a rimettere in discussione la propria identità. Essendo gemelli anche i nostri due film precedenti raccontavano storie di famiglie, di senso di appartenenza, di sangue, ma non ci eravamo mai addentrati così a fondo nel tema e abbiamo scelto la via a noi più rischiosa: la dolcezza. La dolcezza e tutte le sue estreme conseguenze. America Latina è un film sulla luce e abbiamo scelto il punto di vista privilegiato dell’oscurità per osservarla.”

FABIO E DAMIANO D’INNOCENZO

Elio Germano protagonista di America Latina

“Quando (i registi N.D.R.) ci hanno contattati e ci hanno proposto questa collaborazione eravamo in studio al lavoro sul nuovo album e i tempi erano davvero strettissimi. Abbiamo quindi pensato di scavare nei nostri archivi e di sottoporgli del materiale inedito che non avevamo mai utilizzato. Tra questo materiale c’era Fenuk, una compilation di suite strumentali registrate da Luca a casa con il 4 piste a cassetta nel 2010, mentre Alberto in studio stava scrivendo i testi di Wow. Tra le 31 tracce di Fenuk Fabio e Damiano hanno individuato due temi che sono stati poi sviluppati in diverse variazioni.Così, mentre i fratelli D’Innocenzo giravano il film noi sviluppavamo i temi musicali, con un confronto costante e continuo.Proprio da questo confronto e dalle loro richieste sono nate tante versioni diverse.Abbiamo scelto quelle per che noi erano le più rappresentative e le abbiamo raccolte in un album: “AMERICA LATINA, music inspired by the film”.Uscirà il 28 gennaio in digitale e in vinile a tiratura limitata e numerata .Ringraziamo Fabio e Damiano per averci coinvolti, lavorare con loro è stato creativo, interessante e stimolante. Ci hanno dato entusiasmo ed energia.”

VERDENA

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