Italian cinema Recensione

“Io capitano” di Matteo Garrone: il film che Salvini deve vedere

Arriva finalmente all’80esima Mostra del Cinema di Venezia Matteo Garrone, con il miglior film italiano visto fino ad oggi (manca solo Giorgio Diritti, domani c’è Lubo). Un film che qualcuno doveva fare già da tempo, un film che tutti dovranno vedere. Anche i nostri politici, in particolare Matteo Salvini. Il problema del film però può creare un effetto boomerang: proprio all’inizio non c’è abbastanza motivazione che spinge due cugini minorenni del Senegal ( Seydou Sarr e Moustapha Fall ) ad intraprendere questo “viaggio della speranza”, che potrebbe fomentare la tipica affermazione “Se la sono cercata” dato che i due giovani non stanno scappando da una guerra e non sono in una situazione così disagiata; “Perchè non se ne stavano a casa loro?”.

Perchè Seydou e Moussa hanno un sogno: cambiare vita, fare musica, in Europa. Perché gli africani non possono viaggiare come si fa in tutto il resto del mondo? Che colpe hanno la Libia e la Tunisia in questa sospensione dei diritti umani, in cui si vendono e si comprano persone come fossero schiavi? Molte le questioni sollevate ma quello di Garrone non è un film politico e il titolo del nostro articolo vuole essere una sacrosanta provocazione: facile stare comodi dall’altra parte, difficile fino ad oggi immedesimarsi così a fondo.

L’innocenza e l’ingenuità dei due ragazzini (scelti con un casting sul territorio) si scontreranno con l’incubo violento di una vera Odissea, che in questo viaggio – che è un percorso di formazione – li cambierà per sempre e li farà diventare adulti. Molte le affinità con Pinocchio, l’Italia vista dal telefonino come un Paese dei Balocchi e tante insidie molto prima di ritrovarsi nel ventre della balena, in alto mare verso la Terra Promessa. La drammaturgia è ridottissima; tramite una documentazione effettuata con i protagonisti reali, Garrone e i suoi sceneggiatori (Gaudioso, Ceccherini, Tagliaferri) hanno mescolato informazioni reali e romanzato molto poco per restituire allo spettatore un racconto semplicemente sorprendente e scioccante. La storia (filmata e ricostruita tra il Marocco e Marsala) altro non è che il “controcampo” degli sbarchi in Sicilia: cosa c’è dietro, cosa c’è prima. La realtà è spezzata in un paio di momenti da visioni oniriche del protagonista che rappresentano figurativamente i suoi sensi di colpa (non aver potuto salvare la donna nel deserto, avere mentito alla madre ed essere partito di nascosto). Ma non vogliamo svelare altro, il film esce in duecento sale domani, 7 settembre: andatelo a vedere.

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