Cinema

7 capolavori del cinema compiono un secolo nel 2024: lo streaming gratuito

Quali sono i sette magnifici film di cui si celebra quest’anno il centenario dell’uscita in sala? La storia del cinema come tutti sanno è cominciata nel 1895 grazie ai fratelli Lumiere (è l’anno di L’uscita dalle officine Lumière) ma solo nei primi anni venti del secolo scorso hanno iniziato a vedere la luce film in possesso di una grande forza espressiva (e ovviamente innovativa). Prima del 1924 si possono ricordare poche pellicole che rimarranno per sempre nella storia, ossia i cortometraggi di Georges Melies (come Il viaggio nella luna, 1902), i film del padre del cinema americano D.W. Griffith (Nascita di una nazione, Intolerance, Giglio infranto, Agonia tra i ghiacci, usciti tra il 1915 e il 1920) o il capolavoro dell’espressionismo tedesco Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene (1919), che nel 1924 girò l’interessante Le mani dell’altro. Per quanto riguarda l’Italia nel 1924 uscì Quo vadis? che Gabriele D’Annunzio realizzò con Georg Jacoby, mentre il celebre Cabiria di Giovanni Pastrone è del 1914; da qui abbiamo avviato la nostra meticolosa escursione nei 100 anni del nostro cinema (da Cabiria a La grande bellezza).

Ora che siamo nel 1924 alcuni di questi film rimasti nella storia (finalmente il vocabolo “capolavoro” non è sprecato) compiono la splendida età di un secolo e ancora meritano di essere visti e rivisti. Lo scorso anno è diventato “centenario” il film di Erich Von Stroimer Femmine folli (ritroviamo il regista tra questi 7 titoli con il suo vero capolavoro) e soprattutto l’anno prima, nel 1922, ha compiuto 100 anni Nosferatu il vampiro di F.W. Murnau (altro maestro dei primordi del cinema che ritroviamo tra questi 7 indimenticabili). Del 1922 sono anche il documentario – tra i più importanti di sempre – Nanuk l’eschimese di Robert Flaherty e il Dottor Mabuse del geniale Fritz Lang, autore di Metropolis (1927) e egli presente in questa rosa di magnifici sette insieme allo svedese Victor Sjostrom de Il carretto fantasma (1921). In attesa che nel 2025 compiano 100 anni La febbre dell’oro di Chaplin, Il fantasma dell’opera di Julian/Chaney/Laemmle e Sciopero! e La corazzata Potemkin di Sergej Ejzentejn, vediamo quali sono questi 7 capolavori usciti nel lontanissimo 1924.

La durata segnalata è indicativa. I 7 film si possono vedere rimasterizzati in streaming, alcuni splendidamente.

La palla n° 13 / Sherlock Jr. di Buster Keaton (1924) durata: 45 minuti Voto IMDB: 8.2

Un proiezionista cinematografico desidera ardentemente essere un detective e usa le sue magre abilità quando viene accusato da un rivale per aver rubato l’orologio del padre della sua ragazza. Il più breve dei film del grande comico che mostra un atletismo sbalorditivo senza controfigure, con gran ritmo tra gag acrobatiche e complicati virtuosismi, esporando l’eterna dicotomia tra realtà e illusione. Insieme al tema del doppio sul piano psicologico Buster Keaton muove una critica sociale alle idee di avanzamento nella società americana. Un film interessante ancora oggi, tra i più accessibili di tutta l’epoca del muto, una riflessione sulla natura dell’arte in un racconto irresistibile e a tratti surreale ammirato da Bunuel e Garcia Lorca e poi citato da Allen e Spielberg. Quell’anno girò anche Il navigatore.

Rapacità / Greed di Erich Von Stroheim (1924) durata: 140 minuti Voto IMDB: 8.0

L’improvvisa vincita alla lotteria della sua promessa sposa fa precipitare un dentista in un abisso fatto di alcol e violenza domestica. Celebre sia per il suo impatto artistico che per la travagliata realizzazione, fu il primo film interamente girato in esterni, che mostra i luoghi storici di San Francisco negli anni 20. Nel finale girato nella Valle della Morte la temperatura raggiunse i 48 gradi causando un pericoloso surriscaldamento delle macchine da presa. Von Stroheim desiderava realizzare un esperimento di estremo realismo cinematografico di lunghissima durata ma la MGM del subentrato direttore Irving Thalberg voleva un film commerciale. La prima versione durava quasi 9 ore, vista da poche persone. Dopo la fatica del regista di ridurlo a 4 ore lo studio lo gestì tramite un montatore che lo ridusse a 140 minuti, ad ogni modo forte, accattivante e tuttora perturbante. Nel 1999 venne restaurata la copia di 4 ore, ricostruita con i fermo immagine della produzione originale e la sceneggiatura di Erich Von Stroheim (la trovate qui sotto insieme all’altra). Tra le scene memorabili quella della raccapricciante trapanazione dentale durante la quale Mac si innamora di Trina.

L’ultima risata / Der letzte di Friedrich Wilhelm Murnau (1924) durata: 77 minuti Voto IMDB: 8.0

Un anziano portiere è costretto ad affrontare il disprezzo dei suoi amici, dei vicini e della società dopo essere stato licenziato dal suo prestigioso lavoro in un lussuoso hotel. Una trama semplice per una messa in scena molto sofisticata: dietro al melodramma si trova una delle eloquenti esplorazioni dello spazio cinematografico tipiche di Murnau. La Macchina da presa è sorprendentemente fluida nei suoi virtuosismi, articolando la relazione del protagonista con il mondo. parte delle riprese sono in soggettiva, come quando il protagonista Emil Jannings è ubriaco e la sua percezione viene resa con deformazioni ottiche. La mobilità della M.D.P. a volte è anche evocativa, come quando passa attraverso le porte girevoli dell’albergo che fungono da simbolo del destino.

I Nibelunghi / Die Nibelungen: SiegfriedKriemhilds Rache di Fritz Lang (1924) durata: 143+129 minuti Voto IMDB: 8.1 7.9

Diviso in due parti, La morte di Sigfrido e La vendetta di Crimilde, narra delle gesta di Sigfrido, che uccide un drago e bagnandosi nel suo sangue diventa invincibile. Uccide poi il sovrano dei Nibelunghi e prende il loro tesoro. Innamoratosi di Crimilde, fa un patto con re Gunther: se Sigfrido permetterà al sovrano di sposare la regina d’Islanda Brunilde, Gunther gli concederà la mano dell’amata. Una delle più grandi opere di Fritz Lang (Metropolis, M – Il mostro di Düsseldorf, La donna del ritratto), ispirata al poema La canzone dei Nibelunghi composto nel 1200. A fronte di un budget molto esteso vanta straordinarie scenografie e una perfezione formale in ogni minimo particolare. Un capolavoro senza tempo, ambizioso, con uno stile classico teso verso la poesia e la grandiosità degli spazi e delle forme.

Il ladro di Bagdad / The Thief of Bagdad di Raoul Walsh (1924) durata: 155 minuti Voto IMDB: 7.7

Un ladro abituale compete con un ingannevole sovrano mongolo per la mano di una bellissima principessa. Uno dei film visivamente più sensazionali mai realizzati, ricreazione di un mondo magico e scintillante, con la più grande scenografia mai utilizzata ad Hollywood (25mila metri quadri). Il culmine della carriera della star del cappa e spada Douglas Fairbanks che nonostante l’abilità del regista Raoul Walsh (in seguito girò La furia umana e Una pallottola per Roy) scrive, produce, interpreta e fa lo stuntman con infinite ambizioni, esplorando anche un nuovo e sensuale erotismo, a petto nudo e abiti attillati.

L’uomo che prende gli schiaffi / He Who Gets Slapped di Victor Sjostrom (1924) durata: 95 minuti Voto IMDB: 7.8

Un clown amareggiato tenta di salvare la giovane donna che ama dal conte lascivo che una volta lo tradì. Se non vedi il link vai qui. Primo film interamente prodotto dalla neonata Metro-Goldwyn-Mayer e grande successo commerciale nel periodo di Natale, è una storia russa filtrata dall’occhio scandinavo di Sjostrom (americanizzato in Seastrom) che mette in confronto il mondo della scienza con quello del circo con un ottimo equilibrio. Un film un po’ dimenticato ma struggente ed emozionante, con una struttura narrativa da tragedia greca, adattato dall’omonima opera teatrale di Leonid Andreyev. Lon Chaney, già celebre per le sue doti da trasformista in L’uomo del miracolo e Il gobbo di Notre Dame, è straordinario con o senza trucco, con un’interpretazione ricca d’interessanti sfumature. Epilogo tragico e commovente, diverso da quello della pièce originale.

https://www.youtube.com/watch?v=WdebStaL_-g

Se non vedi il link vai qui.

Futurismo/ L’inhumaine di Marcel L’Herbier (1924) durata: 135 minuti Voto IMDB: 7,2

Claire Lescot è una famosa cantante, soprannominata “l’inumana” per la sua apparente freddezza. Tutti gli uomini desiderano essere amati da lei e tra loro c’è il giovane scienziato Einar Norsen. Quando lei lo prende in giro, lui esce di casa con la dichiarata intenzione di uccidersi. Uno dei film d’arte per eccellenza, in un periodo storico in cui la Francia e gli Stati Uniti si contendono il primato dell’industria del cinema, L’inhumaine utilizza i contributi delle avanguardie storiche per mettere in scena un melodramma d’amore e morte, dove i miracoli avvengono grazie all’onnipotenza della tecnica. Rielaborando l’espressionismo delle ombre, sbeffeggiando il cinema rivoluzionario, piegando alle sue esigenze il talento avanguardistico di Leger e Cavalcanti, il regista, poeta e musicista francese Marcel L’Herbier anticipa di due anni Metropolis e rimane indubbiamente nella storia del cinema con quest’opera unica.

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Quest’anno è anche il centenario dell’uscita del cortometraggio d’avanguardia Ballet mécanique – che conoscerà senza dubbio ogni studente di cinema – così come il celeberrimo corto dadaista, Entr’acte di Renè Clair (foto sotto).

Se vi siete appassionati possiamo concludere rammentando che cento anni fa uscirono altri film come Capitan Blood, Peter Pan, Il gabinetto delle figure di cera, Kean, Le straordinarie avventure di mr. West nel paese dei bolscevichi, Manhandled con Gloria Swanson, Beau Brummel con John Barrymore, Capitan Gennaio con Shirley Temple e persino le opere mute di registi che ancora oggi sono dei maestri riconosciuti come Ernst Lubitsch (l’ottimo Matrimonio a quattro e il meno riuscito Tre donne), John Ford (il cavallo d’acciaio), Dziga Vertov (Cineocchio), King Vidor ( Felicità, Il vino della giovinezza) e il già citato David W. Griffith (America). Tornate a trovarci per i cent’anni di Aurora, Come vinsi la guerra, Il cantante di jazz, Napoleon, La passione di Giovanna D’Arco, Lulù – Il vaso di Pandora, L’uomo con la macchina da presa e tanti altri capolavori…

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