Recensione Serie TV Sky

Dostoevskij, recensione No Spoiler: trama, foto, trailer della miniserie SKY

I fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo ritornano alla Berlinale dopo il trionfo di Favolacce, vincitore del Premio per la miglior sceneggiatura nel 2020. Questa volta, presentano fuori concorso la miniserie in 6 puntate prodotta da SKY dal titolo Dostoevskij, destinata a far parlare di sé e a dividere gli spettatori.

La trama, senza spoilerare, si può riassumere così: Enzo Vitiello (Filippo Timi) è un poliziotto tormentato che dà la caccia a Dostoevskij, l’imprendibile serial killer che miete vittime su vittime nella campagna di una provincia italiana volutamente irriconoscibile. Raccontato così potrebbe sembrare l’ennesimo poliziesco contemporaneo con il detective travagliato che riesce a risolvere i casi più intricati e non la sua vita personale ma c’è molto, molto di più, sia nella forma che nel contenuto.

Innanzitutto, i fratelli D’Innocenzo se ne fregano delle regole della serialità tradizionale che ormai chiunque sa riconoscere. In Dostoevskij non esistono cliffhanger o colpi di scena ad effetto che di solito scandiscono la fine di ogni episodio e appare chiaro come anche l’impianto narrativo sia quello di un’opera filmica che naviga in direzione diametralmente opposta a quella della serie tv e che scarnifica senza pietà il genere di appartenenza. A tutti gli effetti può essere considerato un film della durata di 4 ore e mezzo.

Un film lungo come l’inverno dell’anima del protagonista, magistralmente interpretato da Filippo Timi, che attraversiamo senza sconti per gran parte della prima metà della serie, nella quale il plot principale viene tenuto clamorosamente in secondo piano, per dare spazio alla sua vita disastrata, alla sua mente distrutta, al cuore scuro come la fotografia che illumina a mala pena e che spesso è soltanto un piccolo punto luce circondato dal buio circostante. In sala, su uno schermo enorme come quelli berlinesi, il risultato artistico è di sicuro effetto, non so quale possa esserlo su una tv – o ancora peggio sui dispositivi mobili – a cui la serie è destinata. Ma questo aspetto evidentemente non ha preoccupato i due registi ai quali SKY ha dato molto probabilmente “carta bianca”.

La seconda metà del film/serie si occupa “finalmente” anche della trama principale, il ritmo generale del racconto si fa più sostenuto e anche la fotografia diventa più luminosa. Partecipiamo con il nostro antieroe a seguire le tracce del serial killer e a scoprire chi possa essere il responsabile di questi crimini di provincia, in una campagna davvero aspra e malata come il rapporto di amore, odio e rancore che il poliziotto ha con la figlia, interpretata molto bene da Carlotta Gamba, che aveva già lavorato coi due gemelli romani nel precedente America Latina. È una seconda parte che vuole dare risposte agli enigmi, nella quale i mostri vengono al pettine e sono i più terribili possibile.

Dostoevskij è una serie estrema, impegnativa, senza compromessi, con una regia che travalica il genere noir e affonda il proprio coltello nell’horror e nella video arte, con alcune scene disturbanti, quasi al confine con lo snuff movie. Un unicum in Italia e a livello internazionale, che si può amare o non sopportare, ma che si deve provare a vedere.

Francesco Piotti

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